La formica rossa e le ferie!

Buonasera a tutti!
Dopo ulteriori 10 giorni di lavoro di fila, eccomi finalmente a cominciare la prima parte delle mie ferie.
Inauguro queste vacanze con una scintilla, un pezzo “doc” tratto dalla serie Boris, come avete già visto in un altro post, al momento la serie italiana che più ho apprezzato in questi ultimi anni…(forse l’unica?).
Lo spezzone è intitolato “La formica rossa” e rappresenta un bel momento intenso di questa serie che fa molto ridere e pensare.
La poesia è di Jorge Luis Borges che avevo già gustato, quando facevo teatro amatoriale (15 anni fa!!!!), con la poesia “Gli scacchi”.

Un’altra poesia dei doni
(da “L’altro, lo stesso” di Jorge Luis Borges)

Ringraziare voglio il divino
labirinto delle cause e degli effetti
per la diversità delle creature
che compongono questo universo singolare,
per la ragione, che non cesserà di sognare
un qualche disegno del labirinto,
per il viso di Elena e la perseveranza di Ulisse,
per l’amore, che ci fa vedere gli altri
come li vede la divinità,
per il saldo diamante e l’acqua sciolta
per l’algebra, palazzo di precisi cristalli,
per le mistiche monete di Angelus Silesius,
per Schopenhauer,
che forse decifrò l’universo,
per lo splendore del fuoco
che nessun essere umano può guardare
senza uno stupore antico

per il mogano, il sandalo e il cedro,
per il pane e il sale,
per il mistero della rosa
che prodiga colore e non lo vede,
per certe vigilie e giorni del 1955,
per i duri mandriani che nella pianura
aizzano le bestie e l’alba,
per il mattino a Montevideo,
per l’arte dell’amicizia,
per l’ultima giornata di Socrate,
per le parole che in un crepuscolo furono dette
da una croce all’altra,
per quel sogno dell’Islam che abbracciò
mille notti e una notte,
per quell’altro sogno dell’inferno,
della torre del fuoco che purifica,
e delle sfere gloriose,
per Swedenborg,
che conversava con gli angeli per le strade di Londra,
per i fiumi segreti e immemorabili
che convergono in me,
per la lingua che secoli fa parlai nella Northumbria,
per la spada e l’arpa dei sassoni,
per il mare, che è un deserto risplendente
e una cifra di cose che non sappiamo,
per la musica verbale d’Inghilterra,
per la musica verbale della Germania,
per l’oro che sfolgora nei versi,
per l’epico inverno
per il nome di un libro che non ho letto,

per Verlaine, innocente come gli uccelli,
per il prisma di cristallo e il peso d’ottone,
per le strisce della tigre,
per le alte torri di San Francisco e di Manhattan,
per il mattino nel Texas,
per quel sivigliano che stese l’Epistola Morale,
e il cui nome, come preferiva, ignoriamo,
per Seneca e Lucano, di Cordova,
che prima dello spagnolo
scrissero tutta la letteratura spagnola,
per il geometrico e bizzarro gioco degli scacchi,
per la tartaruga di Zenone e la mappa di Royce,
per l’odore medicinale degli eucalipti,
per il linguaggio, che può simulare la sapienza,
per l’oblio, che annulla o modifica i passati,
per la consuetudine,
che ci ripete e ci conferma come uno specchio,
per il mattino, che ci procura l’illusione di un principio,
per la notte, le sue tenebre e la sua astronomia,
per il coraggio e la felicità degli altri,
per la patria, sentita nei gelsomini
o in una vecchia spada,
per Whitman e Francesco d’Assisi che scrissero già
questa poesia,
per il fatto che questa poesia è inesauribile
e si confonde con la somma delle creature
e non arriverà mai all’ultimo verso
e cambia secondo gli uomini,
per Frances Haslam, che chiese perdono ai suoi figli
perché moriva così lentamente,
per i minuti che precedono il sonno,
per il sonno e la morte,
quei due tesori occulti,
per gli intimi doni che non elenco,
per questa musica, misteriosa forma del tempo.

Un saluto impegnato ma con la prospettiva di relax!

Marco

Boris: la fuoriserie italiana

Questa primavera, dopo il processo di convincimento di un mio collega mi sono deciso a vedere Boris.
Mi aveva dato in pasto le prime due serie…ma erano rimaste lì nel cassetto.
Una volta cominciato, mi ha decisamente coinvolto.
Come potete vedere da qui la serie nasce nel 2007 come uno strano esperimento ricco di attori di un certo spessore.

Narra le disavventure di una troupe televisiva italiana che cerca di girare una fiction sullo stile di “Un posto al sole”, piuttosto che “Incantesimo”.

Oltre a essere recitato molto bene, permette a chi lo vede di ridere molto amaramente delle disavventure del nostro paese. Una risata che si spera sia liberatoria, pronta per esplodere in un nuovo impegno da parte di tutti per riuscire a far ritornare questo paese, un paese giusto e solidale con i suoi cittadini.
Per avere una idea chiara di questo ultimo pensiero, guardate e seguite attentamente il terzo filmato che parla de “La locura”.

…questa è l’Italia del futuro; un paese di musichette mentre di fuori c’è la morte!
Questo afferma uno degli sceneggiatori…ma quanto è vero in questo periodo?

In certe parti mi sono ritrovato nelle dinamiche che nel lavoro precedente con la pubblica amministrazione erano decisamente di ordinaria amministrazione e che mi causavano una sofferenza notevole.

Vedere gente di buona volontà anche nel pubblico e il proprio lavoro soffocati da logiche assurde di parentele, amicizie che tutto sono tranne che la rappresentazione della professionalità…è abbastanza deprimente.

Avete trovato tre assaggi, ma vi consiglio di correre immediatamente a comprare la prima stagione in DVD.
Ne vale veramente la pena!

…a novembre…esce il film!

Dai dai dai!

Marco