Sicurezza sul lavoro

Buona sera a tutti!
Torno dalle mie ferie un po’ strane fatte girovagando tra il Piemonte e la Valle d’Aosta e trovo uno spot sulla sicurezza sul lavoro.

Mi salta all’occhio lo slogan…

Sicurezza sul lavoro. La pretende chi si vuole bene.”

A me sembra un po’ particolare come slogan….accosterò allora due video (lo spot e l’altro tratto da Boris, grandissima serie TV italiana), da vedere rigorsamente in sequenza.

La sicurezza? Devo pretenderla…concetto corretto.

Peccato che poi in Italia possa funzionare anche così…

Fortunatamente la mia realtà lavorativa non ha tali problematiche, ma, sentendo amici e persone che sono nel mondo dei contratti a progetto, viene spontaneo chiedersi se non fosse meglio uno spot differente o delle iniziative dirette agli imprenditori…

Tra tutte le menti pensanti del Ministero è possibile che non ci sia stato nessuno che possa avere pensato qualche altro tipo di messaggio?

Settembre comincia in modo decisamente strano.

Saluti di (prossima) fatica,
Marco

Mamma mia…truzzo forte…

L’avevo già postato su Facebook ma un incontro fatto a Milano, presso stazione Centrale, mi ha illuminato di nuovo e mi ha fatto decidere per il post.
Ancora lo guardo e non posso credere che l’abbiano fatto….

A questo punto che faccio…come lo catalogo? Beh, dai….Mondo Internet…sì…Internet è capace ANCHE di questo.

Saluti…ma truzzi forte….
Marco

Disaster recovery…questo conosciuto mai incontrato, almeno fino a oggi!


….e finalmente accadde…o almeno…non avrei voluto, ma il mitico IBM DESKSTAR da 40 GB dopo mille acciacchi ha tirato DEFINITIVAMENTE LE CUOIA.
Non avrei voluto una fine così ingloriosa; è arrivata al momento di dover consultare la formazione del FANTACALCIO direttamente da Londra; questa costruita a memoria mi ha fruttato un grande 4-1 guadagnato fuori casa!!

Comincia così tutto il disaster recovery plan, pensato, provato ma mai applicato veramente…tira fuori il backup, compra un altro disco al momento SATA con adattatore IDE (…vabbé in futuro metterò almeno raid 1 software…non ho voglia di comprare un controller solo per il mio server sperimentale), prendi il CD di recovery tutto fare e riapplica l’immagine al nuovo disco e “BACK TO THE FUTURE”, il server è tornato allo stato del 13 di agosto.
Applica poi il backup del DB fermo al 18 settembre e tutto è tornato come prima….che noia però…

La soddisfazione è almeno quella di non avere perso dati e aver sfruttato adeguatamente le risorse gratuite che Internet ti mette a disposizione (gmail, in generale l’open source e così via).
Nuovi lavori però a questo punto sono all’orizzonte e mi sa che sabato 26 settembre farò un altro passetto avanti…aspettatevi quindi anche in questa occasione un piccolo disservizio.

Un saluto da disastrato salvato,
Marco

Il servizio clienti di Fastweb aziende – prima puntata

logofastweb
Come già accennato in un post, avevo già fatto esperienza del servizio clienti di Fastweb da utente casalingo.
Teoricamente il servizio dedicato alle aziende dovrebbe essere dotato di un insieme di professionisti che dovrebbero andare oltre la frase “Spenga e riaccenda e poi vediamo”…non è così, anzi…è peggio.

Condividerò con voi la mia esperienza avuta nell’azienda precedente presso cui lavoravo e in Milestone.

Cominciamo con il primo; nei prossimi giorni ci delizieremo con i successivi. :(:(

SNMP, questo protocollo sconosciuto e vietato
Siamo nel 2006; eseguo il monitoraggio di tutte le porte dello switch che sono coinvolte nel collegamento a Internet.
Chiedo a Fastweb di abilitare l’SNMP del loro router Cisco verso un mio server, in modo da avere “sotto controllo” l’apparato.
Alle prime telefonate la gente interpellata sembra che non sappia neanche di cosa stia parlando. Dopo qualche giorno finalmente si arriva a definire questo mostro di protocollo: “il protocollo funziona, ma è lei che non ha configurato i suoi applicativi in modo corretto“, “no, il protocollo non è configurato sul router“, “è un problema del suo firewall“…e così via.
Dopo più o meno due settimane, la risposta definitiva di Fastweb: “Per regolamento aziendale, il protocollo non può essere abilitato neanche in lettura verso il cliente“.

A parte il regolamento aziendale che può essere discutibile, ma perché non l’hanno detto subito e più operatori hanno tergiversato nel dare la risposta definitiva? Almeno non buttavo via del tempo a stare dietro a questo “losco affare”.

Saluti dalla ragnatela veloce,
Marco

Un mio intervento al Politecnico di Milano

Design, Progettazione e Sviluppo di Videogiochi in Italia: l’esperienza di Milestone from Pier Luca Lanzi on Vimeo.

Buongiorno a tutti.

Ho sempre desiderato poter parlare del lavoro che faccio e di videogiochi ed ecco qui l’occasione!
E’ da marzo che, oltre al ruolo di IT manager, sto facendo una serie di incontri in università e scuole superiori per poter far capire che cosa vuol dire sviluppare videogiochi.

Ecco il link del mio intervento avvenuto al Politecnico di Milano il 23 Aprile 2009; un ringraziamento a Pier Luca Lanzi e Daniele Loiacono, che hanno curato, oltre alla preparazione dell’incontro, anche la registrazione e la messa su Internet!

Attenzione: è un po’ lungo…un po’ più di un’ora!

Buona visione!

Saluti accademici,
Marco

Un salto nel decennio della mia nascita…


Per chi era piccolo come me, per chi già cominciava a fare le prime scelte della vita ecco un sito che permette di fare un salto negli anni 70…
Ogni tanto cambiano la musica di sottofondo, musica che ogni volta mi trasporta direttamente come immagine in salotto in braccio a mia nonna che mi festeggia. Un salto proustiano nei miei ricordi più profondi; ringrazio l’amministratore del sito per queste grandi ottime scelte!
Uno dei pochi programmi che mi fa tornare questa sensazione è Super 80, che trasmettono la sera tardi su Videogruppo!

Sito bello e con articoli interessanti…che aspettate? Fate un salto anche voi!!!

Un saluto vintage…

Marco

Effetto Facebook – quando il social network esagera

Premessa: mi sono iscritto a Facebook per caso più di un anno fa, letteralmente trascinato dal mio amico giapponese Ken che continuava amorevolmente a tartassarmi. Fino ad allora utilizzavo (e uso ancora oggi) LinkedIn, un social network orientato al mondo del lavoro.
Ero già rimasto traumatizzato dai racconti della mia teacher irlandese riguardo Bebo e adesso capisco perché…
Premetto che Facebook mi piace come strumento (vado pazzo per la Geo challenge), ma ci sono delle aberrazioni create dal suo uso sconsiderato che portano a delle situazioni un po’ difficili da gestire.

Ne riassumo un paio:

  • Oh my God, they are everywhere!“: migliaia di messaggi di posta elettronica che arrivano per dirti qualsiasi cosa; per riuscire a disattivare le notifiche impieghi quel mezzo secolo a spuntare tutte le voci di possibili invii.
  • L’utilizzo improprio del concetto di amicizia: ok, si può diventare anche amici per caso, ma qui un tantinello si esagera! Un’idea di quello che penso ve la potete fare vedendo il filmato della grande Caterina Guzzanti. Conosco tante persone per le mie attività passate e presenti in vari campi tra università, teatro, AC, inglese e con molte ho stretto legami di amicizia che durano tuttora, ma ogni tanto mi arrivano delle “friend request” di gente che a malapena ho visto una volta.
    Per carità…all’inizio le aggiungevo; adesso se non la conosco, faccio che ignorare la sua richiesta a meno di capire tramite messaggio chi effettivamente sia.

    Mi ha fatto veramente pensare una “friend request” che ho ricevuto qualche mese fa; accetto (più o meno ricordandomi dove l’avevo vista e di esserci al massimo salutati) e dopo circa una settimana mi manda un messaggio e mi chiede….”Scusa, ma dove ci siamo incontrati?”; direi che ci sono rimasto persino male.

  • I miliardi di idiozie cui ti viene proposto di rispondere e, come nel peggiore dei worm, ti è chiesto di inoltrare l’applicazione/test/chissàchecosa alle persone che conosci. AAARRRRGGHHH!

In certi momenti ho rimpianto ISCA, la prima BBS che frequentai nel 1994 con Etta, Haran Banjo, Chiara…che utilizzavo all’Università grazie ancora al “sistema libero” che imperversava tra i terminali VT100; sapendo quattro comandi in croce e con un po’ di malizia informatica acquistata ai tempi d’oro del Commodore 64, riuscivi a collegarti e andare in giro per il mondo!!! Altro che aspettare il terzo anno, per avere il login ufficiale…ma queste sono altre storie che arriveranno con altri post.

Un saluto da chi si prepara al primo sabato lavorativo che inaugura il “crunch time”!

Marco

Ma lo vuoi masterello o originale?

Aneddoto 1.
Un mio collega ieri, alla ricerca di un titolo molto “goloso”, telefona in un negozio di videogiochi.
Chiede il titolo, “Soul Calibur IV”, che non è ancora uscito ufficialmente in Italia.
Il commesso con tono gentile gli porge la seguente domanda:
“Scusa ma Soul Calibur lo vuoi masterello o originale?”
Sul momento la persona è rimasta interdetta, poi la telefonata è andata avanti non so neanche come.

Quando ho sentito questa risposta ho avuto un piccolo momento di amarcord e di grasse risate.
Un po’ per la parola “masterello” che è una spettacolare medioeval definizione per masterizzato, un po’ perché la risposta faceva molto anni ’80, quando si telefonava ai pochi negozi di videogiochi e ci si poneva davanti all’interrogativo di prendere o meno 1 gioco originale oppure 3 o 4 giochi copiati (che rischiavano pure di non funzionare – fantastico quando si entrava nella roulette russa dell’acquisto della cassetta duplicata: ma il segnale della cassetta sarebbe stato sufficientemente alto per il registratore per non dare “LOAD ERROR”?)
Interessante sapere che il negozio in questione ha già avuto seri problemi per la vendita di gioco copiati.

Aneddoto 2.
Anche a Torino esiste la mafia nel mondo dei videogiochi.
Vado in un famoso e interessante negozio di videogiochi della mia bella città. Parliamo di qualche mese fa, quando c’era una carestia di console Nintendo WII. Giravi e tutti ti rispondevano “…devi aspettare fino a fine Gennaio…prima non arriva nulla…”.
Alla ricerca del mio solito titolo sconosciuto (il titolo di oggi che cerco è “Michigan: report from hell”), entro nel negozio e faccio la domanda, aspettandomi di certo la solita risposta stile carestia irlandese metà del 19° secolo.
“Sì guarda….ne ho ancora due.”, risponde il commesso.
Pronto a sfilare il bancomat stile ninja, il commesso continua la frase….
“…sì, ma li vendo solo se compri un gioco insieme…”
Cosa?!?!? Ma che cos’è? Un ricatto?
Allibito provo a rifare la domanda e il commesso mi continua ad obbligarmi a comprare la console con insieme un gioco. Mi accorgo di non essere in un sogno o in Matrix, ma di vivere una esperienza nel mondo reale.
Ovviamente la console e rimasta lì con il possibile gioco associato.
Avrei comprato uno o due giochi se il commesso non avesse continuato la frase, ma la presenza del ricatto mi ha fatto veramente imbestialire.

Un saluto vacanziero!!!

Marco